Traumi, lesioni e fratture da sport non trattate o non curate in modo adeguato, possono portare lo sportivo, nel tempo, a sviluppare una forma di artrosi chiamata post-traumatica. «Negli ultimi anni – spiega il dottor Pierantonio Gardelin, specialista in chirurgia ortopedica al Washington Medical Center -, i casi di artrosi post-traumatica negli sportivi sono aumentati considerevolmente. Questo aumento si deve al fatto che, assieme all’allungamento della vita media, anche l’attività sportiva è più “lunga”. Infatti, sempre più persone scelgono di praticare una vita attiva, adattando lo sport a seconda dell’avanzare dell’età, ma mai abbandonandolo del tutto. Se da una parte, una vita sportiva longeva contribuisce a mantenere in salute le articolazioni, dall’altra aumenta le probabilità di essere colpiti da traumi e lesioni che possono degenerare in artrosi post-traumatica. Le articolazioni più a rischio sono quelle del ginocchio e della caviglia, dato che, generalmente, sopportano la maggior parte del carico durante l’attività sportiva».
Dai farmaci, ai trattamenti rigenerativi, obiettivo riparare la lesione artrosica
L’artrosi post-traumatica può avere un impatto negativo sulla vita quotidiana delle persone, oltre che in quella sportiva, tanto che questa patologia viene classificata tra le 10 cause principali di disabilità al mondo. «Per recuperare la qualità della vita e non dover rinunciare per sempre alla carriera sportiva o semplicemente alla propria passione – continua il dottor Gardelin -, il paziente ha a disposizione trattamenti farmacologici o mininvasivi. Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, ovvero l’applicazione locale di creme o iniezioni intra-articolare di cortisone, si è rivelato abbastanza efficace per ridurre il dolore, seppur per un tempo limitato. Al momento, le tecniche più efficaci per curare l’artrosi post-traumatica sono l’artroscopia e il trattamento con cellule staminali. L’artroscopia è una tecnica con cui si interviene nell’articolazione per curare la patologia presente, ma senza aggredire muscoli e tendini. L’artroscopia ha ormai raggiunto un livello di accuratezza e precisione molto elevato: infatti, ben 9 sportivi su 10 riescono a risolvere l’artrosi post-traumatica con interventi mininvasivi di questo tipo. Va sottolineato, però, che l’artroscopia non è ancora una tecnica assolutamente perfetta, ma può garantire al paziente sportivo un ritorno alla vita normale di prima senza ripercussioni negative o limitazioni nelle sue performance sportive, che siano professionali o amatoriali. Un’altra tecnica molto promettente per la cura dell’artrosi negli sportivi è stata sviluppata nell’ambito della medicina rigenerativa, e prevede l’utilizzo delle cellule staminali. Curare l’artrosi post-traumatica negli sportivi con l’utilizzo delle cellule staminali significa stimolare la capacitá rigenerativa dei tessuti ed evitare o ritardare l’intervento di protesi. Questa tecnica si avvale di cellule staminali adulte che vengono estratte direttamente dal tessuto adiposo del paziente, o dal midollo osseo, se la quantità di massa grassa è molto ridotta e non sufficiente per il prelievo. Le cellule, chiamate mesenchimali, hanno un’elevata capacità rigenerativa e antinfiammatoria, stimolano la produzione della cartilagine e, grazie alle loro proprietà lubrificanti, riducono l’attrito tra le componenti dell’articolazione, provocato dall’assottigliamento della cartilagine conseguente all’artrosi. Dopo aver prelevato una piccola quantità di grasso, generalmente dall’addome del paziente, il tessuto adiposo viene frammentato per eliminare le componenti infiammatorie. Questo processo di micro-frammentazione riduce le dimensioni del tessuto adiposo ma mantiene intatto il suo microambiente, in modo tale che le cellule staminali possano svolgere la loro funzione rigenerativa al meglio. Il passo successivo consiste nell’infiltrazione del tessuto adiposo micro-frammentato all’interno dell’articolazione. Questa procedura è molto rapida (dura circa 30 minuti), può svolgersi con anestesia locale e non prevede ricovero post-operatorio. Dopo l’infiltrazione, il processo di rigenerazione della cartilagine aumenta progressivamente e i benefici del trattamento saranno sempre più evidenti nel corso dei sei mesi successivi. Tutte queste tecniche – conclude l’ortopedico – hanno l’unico obiettivo di riparare le lesioni cartilaginee causate dall’artrosi post-traumatica, per permettere al paziente di riprendere la sua vita quotidiana e non dover rinunciare allo sport e alla vita sana e attiva di sempre».